Addio: coraggio e umiltà

"Addio" significa imparare a morire?"

Quando ho cercato in rete informazioni sull'origine della parola "addio" la mia attenzione si è soffermata su un'interpretazione molto interessante del filosofo francese Michel de Montaigne.

"L'addio significa imparare a morire e accettare così la proprio caducità."

 

Quando ero piccola la partenza dei miei nonni per le vacanze si trasformava in un incubo. Vivevo nella paura di non rivederli mai più e avevo il cuore spezzato.

Credo che già allora sospettavo che la vita fosse sicura e pianificabile solo nella nostra immaginazione. Ovviamente non potevo esprimerlo a parole.

 

Gli addii hanno spesso un retrogusto amaro. Anche quando "lasciamo andare" cose e persone che non sono funzionali per la nostra crescita, c'è una leggera malinconia nell'aria.

Sensazione spesso ignorata perché inappropriata e totalmente illogica. Affrontare questo ventaglio di sentimenti potrebbe essere estremamente curativo.

Quindi potresti lasciar andare dopo il "lavoro svolto" di comprensione e crescita o addirittura trasformarlo in potere costruttivo.

Ok, quest'ultimo è probalimente l'apice dell'allenamento olistico alla vita.

 

Parte del dire addio prevede senza dubbio il coraggio di assaporarlo nel profondo, fino alle radici. Poco importa se stai accompagnando una persona cara alla stazione o se stringi la mano sul un letto di morte.

Sono momenti preziosi. Momenti di totale presenza che lasciano intravedere la nostra stessa caducità senza perderci in vaghe paure.

 

 

Traduzione in collaborazione con Raisa Kaeslin

 

 

Kommentar schreiben

Kommentare: 0