Manuela Dal Poggetto
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30. Juni 2025

Stare soli e sentirsi soli, due facce dello stesso silenzio

Sempre più spesso sono i giovani a provare un senso di solitudine.

E questo nonostante il fatto che oggi, grazie ai social media, la distanza “tra i mondi” possa essere superata con un semplice clic, e persino trovare nuovi amici, non richieda nemmeno alzarsi dalla sedia.

Che si conoscano di persona o meno, sembra avere poca importanza.

Ciò che conta è la quantità, non la qualità.

Ma dovremmo ricordare, che tutto ha un prezzo, 

sebbene il “meet and greet” digitale che possa avvenire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, ci manca sempre qualcosa:

cioè il vero stare insieme, l’affetto e la consapevolezza di riconoscere il riflesso di sé nello sguardo dell’altro.

 La rete resta anonima, così come il senso di solitudine, indipendentemente da quanti amici o follower abbiamo.

 

Naturalmente il senso di solitudine puó sopraggiungere a qualsiasi etá.

Può insorgere a vent’anni, come già accennato, nel pieno del trambusto digitale, oppure in età avanzata, quando amici e partner ci anno lasciato.

Non è un fenomeno che ha cronologia, ma un sentimento ben precisa che a volte si insinua silenzioso e inatteso nella nostra vita.

Eppure, la solitudine che si manifesta in etá avanzata ci appare spesso più visibile di quella immersa nel frastuono mediatico.

È forse, per questo più autentica?

Si può parlare addirittura di una solitudine “autentica” e di una forse piu artificiale?

La solitudine autentica nasce solo da circostanze di vita concrete?

Possiamo dire che la solitudine artificiale é prodotto da una connessione solo apparente, in un mondo pieno di contatti ma povero di veri legami?

 

Mentre la solitudine è uno stato che subiamo, il voler essere soli è piuttosto un dono intenzionale a noi stessi.

Per esempio, quando rientriamo da una lunga passeggiata nella natura, ispirati e colmi di senso.

Può anche essere un ritiro consapevole dal nostro ambiente, per sopportare ciò che altrimenti imponiamo agli altri:

noi stessi.

Nel migliore dei casi, la solitudine scelta apre uno spazio in cui possiamo ritrovarci e riconnetterci con la nostra forza.

 

Essere soli e sentirsi soli, la ripeto, due volti di un unico silenzio.

L’uno nutre, l’altro consuma.

L’uno è scelta, l’altro è mancanza.

Eppure entrambi iniziano là dove il mondo tace e l’interiorità si fa udire.

 

prossimo articolo: 10.07.25

 

 

 

  

 

 

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